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Allattamento al seno e ragadi: una combinazione molto frequente, causata, principalmente, da un attacco errato del bambino al seno. Si tratta di piccoli taglietti sul capezzolo dai quali, a volte, fuoriesce sangue e che costituiscono una condizione molto dolorosa per la mamma che allatta.

Come si riconoscono le ragadi: i sintomi da monitorare

Le ragadi da allattamento sono delle fissurazioni che compaiono quando il tessuto cutaneo si lacera nella zona del capezzolo e dell’areola, con una profondità variabile, durante i primi giorni di allattamento. Possono essere molto dolorose e, in base alla profondità della lacerazione, provocare fuoriuscita di sangue.

Causa delle ragadi mammarie

Il motivo principale per cui si formano le ragadi al capezzolo è la suzione errata del neonato che, attaccandosi solo al capezzolo, lo schiaccerà sulla parte più dura del palato, provocando dolore e lacerazioni. Un neonato può non riuscire a succhiare correttamente anche se ha problemi al palato o ha il frenulo della lingua o del labbro superiore troppo corto. 

Come prevenire le ragadi al seno

Si può iniziare con la prevenzione delle ragadi al seno fin dalla gravidanza. Nelle ultime settimane di gestazione, infatti, si consiglia di effettuare dei movimenti rotatori e di stiramento su entrambi i capezzoli.

Il movimento di rotazione favorisce l’estroflessione del capezzolo ed è utile soprattutto nel caso in cui la futura mamma abbia i capezzoli introflessi, cioè che risultano retratti verso l’interno. Si effettua prendendo il capezzolo tra indice e pollice (o tra medio e pollice) e ruotando il capezzolo in un senso e nell’altro.

Per effettuare un movimento di stiramento, si prende il capezzolo tra le dita e lo si allunga delicatamente verso l'esterno.

Questi esercizi possono essere effettuati utilizzando dell’olio di mandorle dolci biologico e spremuto a freddo per idratare bene la zona: questo suggerimento non costituisce la soluzione definitiva alle ragadi al seno ma favorirà idratazione ed elasticità.

Durante l’allattamento al seno, le ragadi si possono prevenire posizionando correttamente il neonato.

Vediamo come.

  • Il momento più doloroso è quello iniziale perché il bimbo sarà affamato e tenderà a succhiare avidamente. Per questo motivo, può risultare utile massaggiare il seno prima della poppata per favorire la fuoriuscita di latte.
  • Per lo stesso motivo, è preferibile iniziare la poppata dal lato meno dolente in modo da attaccare il bimbo al seno più dolente quando sarà più sazio.
  • Il piccolo deve prendere, con la bocca spalancata, sia il capezzolo che l’areola che lo circonda.
  • Bisogna controllare che il bimbo respiri correttamente e che abbia il naso libero.
  • Le labbra del neonato devono essere estroflesse e il suo mento deve toccare il seno.
  • L’attacco deve essere asimmetrico: la parte superiore dell’areola, durante la poppata, deve essere più visibile di quella inferiore.
  • La mamma dovrebbe cambiare posizione a ogni poppata per permettere al piccolo di effettuare una pressione diversa sulla zona e non insistere sempre sullo stesso punto.
  • A poppata finita, il neonato va staccato dal capezzolo con delicatezza, posizionando il mignolo all’angolo della bocca e spingendo il seno verso il basso.

Se il capezzolo è introflesso, il ginecologo o l’ostetrica potrebbero suggerire l’uso di un paracapezzoli.

Un altro modo per prevenire le ragadi al seno consiste nell’osservare scrupolosamente alcune regole igieniche.

  • Prima di ogni poppata, bisogna lavare bene i capezzoli solo con dell’acqua o con dei detergenti specifici senza profumo, per evitare di infastidire il neonato con l’odore di sapone.
  • Dopo l’allattamento, passare qualche goccia di latte sui capezzoli per disinfettare la pelle e favorirne la cicatrizzazione.
  • È importante tenere la zona quanto più asciutta possibile. 
  • Si consiglia di indossare biancheria intima di cotone, che lascia traspirare la pelle.
  • Bisogna, infine, evitare di lavare il seno troppo per non indebolire la barriera cutanea e favorire secchezza o screpolature.

Ragadi al seno durante l’allattamento: come fare?

Allattare con le ragadi è difficile e doloroso, ma non impossibile. Se si tratta di lesioni lievi, una volta rimosse le cause che hanno portato alla loro formazione, infatti, le ragadi si cicatrizzeranno entro pochi giorni. Diverso il caso in cui le ragadi sono sanguinanti: in questa situazione bisogna valutare insieme al ginecologo o a figure sanitarie specializzate in allattamento qual è l’iter più corretto da seguire.

Quando rivolgersi a un esperto?

Se la mamma avverte un dolore tanto intenso da rendere impossibile la prosecuzione della poppata;
Se il dolore continua anche dopo aver terminato la poppata;
Se il capezzolo, al termine della poppata, è introflesso e ha un colore chiaro.
Se il capezzolo si ricopre di crosticine;
Se il bambino non può attaccarsi al seno per problemi al palato oppure perché ha il frenulo del labbro superiore o della lingua troppo corto.

Come curare le ragadi al seno

Tra i rimedi per le ragadi al seno più comuni, ci sono creme ad uso topico che si applicano direttamente sul capezzolo per favorire la guarigione delle ragadi. Alcune sono inodore, incolore e insapore e vengono formulate con ingredienti tali da non rinchiederne il risciacquo prima della poppata. In genere, contengono Vitamina E, che è un potente antiossidante o la Lanolina, che ha proprietà emollienti e cicatrizzanti. Per favorire la cicatrizzazione delle ragadi, infine, si consiglia di “trattarle” come una comune ferita, lasciando la zona sempre asciutta e pulita e cercando di lasciarla all’aria il più possibile.

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